Indicazioni

  • Cup syndrome
  • Sorveglianza di donne ad elevato rischio*
    • mutazione BRCA1
    • mutazione BRCA2
    • parente di primo grado di soggetto affetto da mutazione BRCA1/BRCA2
    • se ha un rischio famigliare nell’arco della vita di sviluppare tumore della mammella superiore al 20-25%
  • Bilancio preoperatorio di neoplasia già accertata
  • Valutazione post-chirurgica
  • Monitoraggio in corso di chemioterapia neoadiuvante
  • Valutazione dello stato protesico
  • Mammella secernente/Malattia di Paget

* eseguire RM a cadenza annuale


Protocollo di acquisizione

  1. Localizzatore
  2. T2 pesata
  3. DWI
  4. Studio dianamcio con MdC
  5. Sequenza specifica per silicone
    • se richiesta valutazione dello stato protesico

Appunti

TECNICHE ED INDICAZIONI CLINICHE

  • La RM della mammella è un esame di II livello

  • L’esame consta di 3 FASI:
    • acquisizione delle immagini
    • rielaborazione
    • interpretazione
  • Una volta la parte più importante era la rielaborazione,
    • che veniva eseguita manualmente da una seconda consolle,
      • adesso molte delle rielaborazioni che una volta erano indispensabili
        • sono state sostituite da quella che è una valutazione qualitativa che viene fatta a PACS

  • Da linee guida le APPARECCHIATURE per eseguire la RM della mammella devono
    • essere da >1,5T
    • generare gradienti intensi e rapidi
    • BOBINE deve essere MULTICANALE (>4 canali)
      • ogni canale della bobina acquisisce bene una parte del campo di vista della mammella
        • diverse parti acquisite dai differenti canali della bobina
          • poi sommando tutte queste immagini si ottiene l’immagine che vediamo a monitor
      • garantire la bilateralità
      • garantiscono un’omogeneità di segnale
      • ergonomiche
        • per garantire più comodità alle Pazienti
      • preferibile bobine APERTE, per due motivi:
        1. per consentire un posizionamento della mammella all’interno dell’incavo della bobina
          • la mammella deve essere ben centrata nell’incavo della bobina
            • il capezzolo deve essere in asse
            • soprattutto ci deve essere una simmetria nel posizionamento delle due mammelle
              • se la bobina è chiusa diventa più difficile garantire questi criteri di qualità
          • verificare che nella bobina non rimanga tessuto adiposo
            • dell’addome o della parete toracica
            • possono esserci degli artefatti da alterata soppressione del tessuto adiposo
              • poi rendono difficile l’interpretazione
        2. per consentire manovre interventistiche

  • L’altro requisito tecnico indispensabile per eseguire la RM della mammella è L’INIETTORE che deve essere
    • automatico
    • a doppia siringa
      • dopo il contrasto viene somministrato un flushing di soluzione fisiologica

  • Per quanto riguarda il POSIZIONAMENTO
    • l’esame viene eseguito in posizione prona
    • con le braccia distese in avanti o lungo il corpo
      • sempre a seconda di quello che è il design della bobina e la preferenza della Paziente
        • se la Paziente è posizionata con le braccia in avanti è più stabile
          • ciò evita che ci siano dei movimenti durante l’acquisizione dell’esame
            • vanno a impattare sulla qualità diagnostica dell’esame

  • L’esame consta in prima battuta di un LOCALIZZATORE
    • attenzione perché questi esami per essendo focalizzati sulla mammella sono abbastanza panoramici
      • bisogna segnalare i reperti collaterali eventualmente visualizzabili anche nel localizzatore

  • Poi si fa uno STUDIO MORFOLOGICO
    • delle SEQUENZE T2 dipendenti
      • con o senza soppressione del tessuto adiposo (Fat Sat) (a scelta dell’operatore)
        • ormai esistono sequenze che con un’unica acquisizione permettono di ottenere le doppie immagini (SEQUENZA DOPPIO ECHO - IDEAL)
          • garantiscono una miglior e più omogenea soppressione del tessuto adiposo rispetto a quelle acquisite con echo singolo
          • Le IDEAL non sono utili nella valutazione dello stato protesico
            • la macchina ricostruisce la sequenza con soppressione del tessuto adiposo
              • nella ricostruzione cancella il segnale dal silicone
        • acquisite sul piano sagittale e/o sul piano assiale
        • queste sequenze ci danno un’idea della rappresentazione ghiandolare
          • ci permettono di VALUTARE
            • lo stato della cute
            • delle strutture muscolari del piano profondo
          • valutare la presenza di eventuali formazioni linfonodali
            • in sede ascellare
            • e a livello della catena mammaria interna
          • identificare eventuali formazioni cistiche
            • che non rivestono un carattere di sospetto
              • ma avere il corrispettivo del morfologico può essere utile quando andiamo a fare diagnosi differenziale su alcune aree di impregnazione
        • esistono delle SEQUENZE T2 PESATE IN 3D
          • si acquisisce una sola sequenza
            • poi si ricostruiscono nei tre piani dello spazio

  • Nel caso in cui l’indicazione sia lo studio dello stato protesico
    • si usa una SEQUENZA ADDIZIONALE “SILICON ONLY”
      • in cui viene cancellato tutto quello che è il segnale che deriva dai tessuti periprotesici
        • rimane iperintensa soltanto la protesi in silicone
      • è una sequenza fondamentale per valutare l’integrità della protesi
    • Le IDEAL non sono utili nella valutazione dello stato protesico
      • la macchina ricostruisce la sequenza con soppressione del tessuto adiposo
        • nella ricostruzione cancella il segnale dal silicone
  • E’ importante che la SOPPRESSIONE DELL’ACQUA E DEL TESSUTO ADIPOSO
    • nelle SEQUENZE WATER SUPPRESSION dedicate al silicone
      • sia ben eseguita e omogenea
        • altrimenti può succedere di interpretare erroneamente un‘immagine
          • ovvero che una cisti venga scambiata per un siliconoma
          • oppure che delle protesi in silicone siano scambiate per delle protesi a contenuto salino
  • SEGNO DI ROTTURA INTRACAPSULARE DELLA PROTESI
  • Per evitare questi errori grossolani
    • è molto importante che il tecnico sappia eseguire uno shimming manuale
      • quindi che vada a centrarsi su quello che è il picco del tessuto adiposo
        • in modo da cancellare il segnale derivante non solo dal tessuto adiposo ma anche dall’acqua
          • lasciare visibile soltanto il segnale del silicone

  • Il core centrale dell’esame è lo STUDIO DINAMICO
    • consiste in una SEQUENZA 3D T1 PESATA con o senza SOPPRESSIONE DEL TESSUTO ADIPOSO
      • viene eseguita una sequenza basale
      • viene ripetuta più volte dopo somministrazione di mdc paramagnetico seguito da flushing di soluzione fisiologica
        • una volta iniettato il mezzo di contrasto è possibile visivamente valutarne la cinetica
          • Questo è uno dei descrittori che ci aiutano poi a formulare un sospetto
            • sulle zone della mammella che stiamo andando a valutare
  • Una volta l’unico piano di acquisizione consentito per lo studio dinamico era il coronale
    • era molto difficile valutare le lesioni ramificate che seguono il decorso dei dotti
    • ad oggi gli esami vengono eseguiti prevalentemente sul piano assiale e sagittale
      • simile alla mammografia
    • ma sono ancora poche le macchine che consentono lo studio in sagittale

  • PROTOCOLLO
    • Localizzatore
    • T2 pesata
    • DWI
    • STUDIO DINAMICO
      • sequenza specifica per silicone
        • se richiesta valutazione dello stato protesico

  • Riassunto di tutti protocolli diagnostici disponibili per lo studio di una mammella, sia clinici che di ricerca
    • In ambito clinico viene utilizzata la risonanza magnetica multiparametrica
      • la T1 PESATA MORFOLOGICA È INUTILE
        • le stesse informazioni possono essere ottenute dalla T1 pesata dello studio dinamico
    • In passato venivano utilizzate molto LE CURVE DI INTENSITÀ DI SEGNALE SU TEMPO
      • una valutazione qualitativa grafica di quella che è la cinetica dell’enhancement
      • queste si ottengono posizionando una regione di interesse all’interno della regione che andiamo a valutare
        • non molto usate più da circa 10 anni
          • questa valutazione viene influenzata dal mezzo di contrasto che viene utilizzato
            • gli mdc sono tutti ad elevata relassività
              • quindi il primo pezzo della curva è sempre una percentuale elevata
  • Classicamente si dava molto valore diagnostico alla morfologia della curva intensità tempo
    • tuttavia si è visto che il CARCINOMA LOBULARE INFILTRANTE
      • che è un tumore maligno
        • presenta spesso una curva di tipo 1
          • curva che tende a crescere costantemente nel tempo
            • associata tipicamente alle lesioni di tipo benigno
    • l’unico caso per cui ha senso utilizzare CURVE DI INTENSITÀ DI SEGNALE SU TEMPO
      • è nel MONITORAGGIO DELLA TERAPIA NEODIUVANTE
        • in corso di rivalutazione post-terapia neoadiuvante
          • possiamo avere una lesione che non si modifica dal punto di vista dimensionale rispetto all’esame pre-terapia
            • ma magari all’analisi della curva intensità tempo questa dimostra assumere molto meno contrasto rispetto all’esame di riferimento,
              • la variazione della curva in questo caso può costituire un’informazione utile per l’oncologo per capire che, comunque sia, questa lesione sia un minimo di chemiosensibilità
  • Grazie all’implementazione tecnologica dal punto di vista della formulazione del grado di sospetto
    • hanno molto più valore predittivo quelli che sono
      • i criteri morfologici
        • soprattutto i margini
      • a tipologia dell’enhancement

  • ELENCO ALLE PRINCIPALI INDICAZIONI ALLA RM MAMMARIA
    • tratte da un position paper del 2010 che è il più recente che esista
      • CUP SYNDROME (RACCOMANDAZIONE)
        • è un carcinoma della mammella che si presenta come malattia metastatica all’esordio
          • solitamente a livello linfonodale ascellare
          • con mammografia ed ecografia risultate negative per lesioni mammarie
        • è un’evenienza clinica rarissima
          • non più di 2-3-4 all’anno in un centro di riferimento
        • La RM identifica la neoplasia occulta nel 50% dei casi
          • importante per la ricaduta terapeutica
          • se la RM è negativa
            • la paziente viene sottoposta a dissezione ascellare e radioterapia sulla mammella
          • se invece la RM identifica la lesione primitiva allora il trattamento è quello che si farebbe in condizioni di normalità
            • trattamento chirurgico conservativo se le dimensioni della lesione lo consentono
            • mastectomia se le dimensioni della lesione non lo consentono
      • SORVEGLIANZA DI DONNE AD ELEVATO RISCHIO (raccomandazione)
        • la RM della mammella nelle donne ad elevato rischio consente di identificare
          • il doppio dei tumori rispetto all’imaging convenzionale
          • il triplo rispetto alla visita clinica
          • superiorità della RM nell’identificare neoplasie in queste donne, superiorità
            • doppia rispetto a mammografia ed ecografia associate insieme
            • e tripla rispetto a mammografia ed ecografia eseguite separatamente
        • consente anche di identificarle ad uno stadio maggiormente favorevole
          • considerando che i soggetti ad elevato rischio
            • sono donne molto più giovani di quelle a rischio di Ca sporadico
            • in media di donne di 35-38 anni
      • BILANCIO PREOPERATORIO DI NEOPLASIA GIÀ ACCERTATA
      • VALUTAZIONE POST-CHIRURGICA
      • MONITORAGGIO in corso di CHEMIOTERAPIA NEOADIUVANTE
      • VALUTAZIONE DELLO STATO PROTESICO
      • MAMMELLA SECERNENTE
      • MALATTIA DI PAGET
    • Le prime due sono raccomandazioni non indicazioni
  • Durante l'esecuzione di una RM mammaria per controllo dello stato di protesi
    • anche un controllo del parenchima
    • e uno studio dinamico con l’mdc
      • ad oggi, dopo che è emersa l’evidenza di accumulo di gadolinio
        • per fortuna senza risvolti clinici
        • la somministrazione del contrasto deve essere giustificata
          • se il quesito è la valutazione dello stato protesico il fatto di somministrare il contrasto deve essere quantomeno discusso con la paziente
            • che deve essere informata di questo effetto collaterale
            • che non ha ricadute cliniche ma che comunque è documentato in letteratura

  • Nelle DONNE AD ELEVATO RISCHIO
    • le lesioni tumorali crescono con una modalità definita PUSHING MARGINS
      • crescono senza dare effetto massa
        • poco alla volta come se fossero lesioni benigne
      • Dal punto di vista morfologico
        • non c’è niente che alteri il profilo della ghiandola
      • L’unico modo di identificare queste lesioni
        • è quello di somministrare un contrasto
          • perché sono lesioni fortemente vascolarizzate
      • L’esame ecografico presentava alterazioni aspecifiche
      • Come second look
        • può essere utile identificare queste aree
          • area del tutto aspecifica che potrebbe essere anche un reperto fibro-adenosico
            • per poi utilizzarle per fare un’agobiopsia

  • Negli anni, dopo che è stato assodato che nelle DONNE CON ELEVATO RISCHIO
    • mutate per BRCA1 e BRCA2
    • nelle pareti di primo grado dei soggetti mutati
    • e nelle donne che abbiano un rischio famigliare superiore al 20%,
    • la RM consentisse di identificare più lesioni
      • si è andato a vedere di quanto la RM andasse a identificare più lesioni
      • ma soprattutto su quale tipo di lesione la RM
        • consentisse una anticipazione diagnostica rispetto all’imaging convenzionale

  • L’apporto diagnostico della RM nelle donne ad elevato rischio è maggiore
    • nelle lesioni infiltrati ad alto grado
    • la forchetta si riduce mano mano che si va verso lesioni meno impattanti sulla sopravvivenza della Paziente dal punto di vista biologico
  • La differenza tra mammografia e risonanza
    • è minore nelle lesioni in situ a basso grado
      • su cui si sta discutendo se trattare oppure no,
    • mentre invece il guadagno è maggiore
      • su quelle che sono le lesioni infiltranti ad alto grado
        • che sono quelle che sviluppano le metastasi
  • La RM performa meglio della mammografia
    • in termini di DETECTION
    • in termini di identificazioni di lesioni ad uno STADIO MAGGIORMENTE FAVOREVOLE

  • In un altro studio pubblicato nel 2019 su JMRI
    • si vede che l’incremental cancer detection rate
      • dato dall’associazione di mammografia e RM nelle donne di età inferiore ai 40 anni
        • è praticamente nullo
          • per cui ci si sta interrogando se sia ancora utile eseguire anche la mammografia nelle donne ad elevato rischio con età inferiore ai 40 anni
            • si sta iniziando a discutere se sia il caso di associare la mammografia alla RM nelle donne di età inferiore ai 40 anni
              • a breve con buona speranza la mammografia in queste donne non sarà più eseguita
                • in quanto dimostrato in letteratura che l’incremental cancer detection rate dato dalla mammografia è molto molto bassa

  • Una DONNA È A RISCHIO EREDO-FAMILIARE se:
    • ha una mutazione BRCA1/BRCA2
    • se è parente di primo grado di una persona mutata
    • se ha un rischio famigliare nell’arco della vita di sviluppare tumore della mammella superiore al 20-25%
  • Se la Paziente è a rischio eredo-familiare ed ha un’età maggiore di 35 anni
    • è necessario eseguire RM a cadenza annuale
    • associata a mammografia
    • In questi casi è fondamentale rispettare il timing
      • la RM va eseguita tra il settimo e il quattordicesimo giorno del ciclo mestruale
        • per evitare i falsi positivi
  • Una volta la donna considerata potenzialmente ad elevato rischio
    • veniva mandata direttamente a COUNSELLING GENETICO dal genetista per eseguire il test
    • dal 2019 la regione Piemonte ha deciso che questo viene fatto sul territorio nelle Breast Unit
      • tutto quello che sono le spiegazioni e le implicazioni che il test può avere viene svolto sul territorio dalle Breast Unit
      • di solito sono i ginecologi o gli oncologi che se ne occupano
      • il prelievo viene fatto sempre sul territorio
        • poi i campioni vengono mandati alla genetica oncologica dove viene processato il materiale
  • Qui sono riportati i CRITERI RITENUTI SOSPETTI PER MUTAZIONE GENETICA:
    • tumori della mammella femminile in soggetti di età uguale o inferiore a 35 anni
    • tumore triplo negativo in soggetti di età uguale o inferiore a 50 anni
    • tumore della mammella maschile
    • tumore dell’ovaio
      • non tutti, non i mucinosi
    • tumore della mammella e dell’ovaio
    • criteri relativi alla familiarità
      • due parenti di primo grado malati di tumore alla mammella
  • LA DGR (deliberazione della giunta) regionale ha definito anche che
    • queste donne per quelle che sono le indagini strumentali e le visite
      • hanno diritto ad una esenzione
        • la D99

  • C’è un’altra categoria di donne che è stata inserita in quella dell’elevato rischio
    • non su base eredo-familiare
    • sono quelle che hanno subito un’irradiazione del mediastino tra il 10° e il 30° anno d’età
      • sono da considerarsi a rischio
        • perché comunque sia l’incidenza di neoplasia mammaria è uguale a quella delle donne che hanno la mutazione genetica e l’elevata familiarità
        • in queste donne la mammografia va sempre associata alla RM a partire dall’età di 25 anni
        • perché in queste donne è più frequente la comparsa di carcinoma duttale in situ calcifico
          • identificabile alla mammografia
        • a differenza delle donne che hanno la mutazione genetica
          • in cui spesso il carcinoma duttale in situ è non calcifico
            • per cui non lo si identifica con la mammografia ma solo con la RM
      • la detection rate della RM è risultata anche in queste donne decisamente superiore della mammografia e dell’ecografia
  • La RM va utilizzata anche nelle donne che abbiano subito irradiazione del mediastino in età giovanile (tra il 10° e il 30° anno di età),
    • in queste donne la mammografia va sempre associata alla RM a partire dall’età di 25 anni
      • perché in queste donne è più frequente la comparsa di carcinoma duttale in situ calcifico
        • identificabile alla mammografia
      • a differenza delle donne che hanno la mutazione genetica
        • in cui spesso il carcinoma duttale in situ è non calcifico
          • per cui non lo si identifica con la mammografia ma solo con la RM

  • In Italia per LE DONNE A RISCHIO INTERMEDIO
    • non vi sono ancora raccomandazioni
      • il problema ad oggi è legato alla disponibilità di apparecchiature sul territorio
        • spesso è difficile trovare degli spazi
          • che comunque vanno trovati
            • perché in queste categorie di donne si tratta di esami salva vita
            • in ambito di ricerca si sta pensando di utilizzare i protocolli abbreviati
  • Nel rischio intermedio e nel rischio intermedio-alto
    • una opzione alternativa sarà la MAMMOGRAFIA COL CONTRASTO
      • la vascolarizzazione può essere valutata
        • sia in mammografia con mdc
        • che in RM
  • L’altro aspetto importante è che nelle donne che sono ad elevato rischio
    • nel caso in cui non sia stata eseguita la mastectomia
    • c’è indicazione a eseguire la RM
    • e proseguire la sorveglianza con la RM
  • La storia persona di tumore della mammella sporadico
    • in assenza di elevato rischio
      • non costituisce l’elevato rischio
  • La diagnosi di tumore della mammella da sola
    • non costituisce un rischio tale da arrivare all’elevato rischio come probabilità di risviluppare malattia

  • Un’altra indicazione alla RM mammaria è il BILANCIO PREOPERATORIO DI NEOPLASIA GIÀ ACCERTATA
    • differenti linee guida sull’utilizzo della RM mammaria in ambito prechirurgico
      • I criteri non sono uniformi ma sono tutti concordi
      • sulla stadiazione del carcinoma lobulare infiltrante
      • e quando vi sia una discrepanza tra quello che identifichiamo all’esame obiettivo e quello che identifichiamo alla mammografia e all’ecografia

  • La RM non va fatta a tutte le donne che abbiano una diagnosi di neoplasia mammaria
  • Non va fatta in tutte le donne
    • perché non è stato dimostrato che l’introduzione della RM nell’iter diagnostico terapeutico delle donne con tumore della mammella
      • vada poi a impattare sugli outcome clinici a lungo termine, sulla sopravvivenza e sul tempo libero da malattia
  • Quindi, escluso il carcinoma lobulare infiltrante e la discrepanza tra imaging ecografico e convenzionale, QUANDO ESEGUIRE LA RM DELLA MAMMELLA?
    • Tutte le volte in cui NON SI È SICURI DEL TIPO DI TERAPIA CHIRURGICA da pianificare con l’imaging convenzionale
  • La RM ha un po’ questa doppia funzione
    • da una parte di confermare in quali donne sia da eseguire la mastectomia
    • dall’altra nelle donne in cui ti dice che c’è spazio per un intervento chirurgico conservativo
      • la probabilità che non ci sia da rioperare la Paziente dopo l’istologico
        • è molto più alta che non se non viene eseguita la risonanza
  • Nel carcinoma lobulare infiltrante la RM può aggiungere molto dal punto di vista della STADIAZIONE
    • anche in mammelle completamente adipose
    • che sono quelle in cui ci sentiamo più confidenti quando dobbiamo valutarle alla mammografia
  • In generale la RM VA ESEGUITA QUANDO
    • vogliamo essere sicuri della negatività dei margini
    • dobbiamo dare indicazione ed essere sicuri che ci sia indicazione a mastectomia
      • in tutti i casi in cui non si è sicuri del tipo di chirurgia da pianificare
  • E' raccomandabile che questo tipo di indicazione non derivi da un solo specialista
    • soprattutto se non radiologo
    • ma dal confronto di specialisti ognuno con differenti competenze

  • Un’altra indicazione è la VALUTAZIONE POST-CHIRURGICA
    • ci sono due tipologie di valutazione post- chirurgica in cui la RM può avere un ruolo
    • una è immediatamente dopo la chirurgia
      • la signora viene operata
        • si fa l’esame istologico
          • i margini sono presi
            • margini non indenni
              • se anche lì vi è un dubbio se
                • rivedere la cavità chirurgica
                • oppure fare la RT
                • oppure fare la mastectomia
                • allora la RM se non eseguita in precedenza può dare delle indicazioni in tal senso
  • Comunque sia quando si hanno i margini non indenni è obbligatorio andare a rivedere la cavità chirurgica
    • piuttosto che non vi fossero delle aree di sospetto a livello dei rimanenti quadranti della mammella operata
    • e della mammella controlaterale
  • In questo caso dopo somministrazione di mdc sono state identificate tutte queste aree di impregnazione
    • che erano sospette per morfologia, cinetica del contrasto,
    • completamente asimmetriche rispetto alla mammella controlaterale
      • quindi la signora richiamata e fatto un second look
        • andando a cercare le lesioni si vedevano
          • fatta una biopsia
            • sottoposta a mastectomia; questo era un caso particolare perché oltre al carcinoma duttale in situ era stato riscontrato anche un linfoma a basso grado a livello ascellare
  • Questo è il primo utilizzo che può avere la RM nell’immediato post chirurgico

  • Nel FOLLOW UP, DOPO TRATTAMENTO PER CARCINOMA MAMMARIO SPORADICO, il ruolo della RM è veramente limitato
    • La RM non è un esame da eseguire nel follow up del tumore della mammella sporadico
      • Lo si esegue quando
        • vi è un sospetto di recidiva
        • o la biopsia è non conclusiva o non eseguibile
        • oppure quando l’imaging convenzionale non è in grado di definire l’estensione della recidiva
    • se c’è una minima infiltrazione ma non a tutto spessore,
      • che è quello che interessa al chirurgo,
        • si riesce a esportare un tassello di muscolo insieme alla recidiva,
          • se l’infiltrazione fosse più profonda oppure a tutto spessore
          • allora non c’è indicazione a chirurgia ma a terapia medica chemioterapia o radioterapia a seconda dei casi
        • Questo è uno dei rari casi in cui la RM nel follow up può essere utile
          • Non c’è indicazione ad oggi ad eseguire la RM magnetica in follow up nelle donne operate di Ca sporadico
            • si fa la mammografia che è l’esame standard
              • poi se è il caso, e a seconda di quello che è il contesto,
                • se è screening organizzato o senologia clinica,
                  • si può fare un approfondimento con l’ecografia
                    • Se si fa l’approfondimento con l’ecografia sempre considerare anche i cavi ascellari

  • Un altro grosso capitolo di utilizzo della RM è il MONITORAGGIO IN CORSO DI CHEMIOTERAPIA NEOADIUVANTE
    • Fino a 6-7 anni fa si vedevano circa 30-50 donne nell’arco dell’anno sottoposte a chemioterapia neoadiuvante,
      • poi con il miglioramento dei farmaci chemioterapici e con i risultati di trial clinici
        • si stanno sempre più allargando le indicazioni a fare chemioterapia prima dell’intervento chirurgico
        • si è visto che non in tutti i sottotipi di tumore della mammella ma che in alcuni tipi di tumore della mammella
          • fare chemioterapia e soprattutto il fatto che la lesione risponda bene a questa abbia un effettivo impatto sulla sopravvivenza
    • Una volta il cut-off era dimensionale
      • si proponeva terapia neoadiuvante nelle lesioni con un T>3 cm
        • ad oggi invece il criterio dimensionale non è più l’unico criterio,
          • vale più il panel immunoistochimico rispetto al criterio dimensionale
            • anche lesioni di piccole dimensioni vengono comunque trattate con la chemioterapia neoadiuvante

  • la RM, meglio rispetto alla mammografia, consente di identificare
    • con un’accuratezza quasi doppia rispetto a quella della mammografia
      • la risposta patologica completa
      • l’estensione del residuo di malattia al termine del trattamento
  • La RM non è un esame infallibile,
    • non è così performante nei casi in cui la lesione non si presenta con morfologia sferica circolare ma diffusa e irregolare
  • Per ciò che concerne gli istotipi
    • la RM è più performante nel valutare la risposta alla chemioterapia
      • nelle lesioni triplo negative HER2+
        • rispetto alle lesioni luminali
        • queste osservazioni sono state recentemente confermate su studi numericamente maggiori
  • In generale se dobbiamo fare un REFERTO DI RISPOSTA A CHEMIOTERAPIA NEOADIUVANTE di una lesione
    • che è sferica
      • e va incontro a riduzione concentrica durante la terapia
        • noi possiamo essere sicuri che quello che stiamo scrivendo corrisponde poi alla valutazione istologica
    • se invece abbiamo una lesione che ha una morfologia irregolare un aspetto dendritico
      • che si frammenta durante la chemioterapia
        • lì dobbiamo mettere al corrente i colleghi del team multidisciplinare
          • che quello che noi andiamo a riportare nel referto è inficiato dal fatto che
            • in quelle condizioni la RM è meno performante
  • Se noi partiamo da un enhancement che occupa più di un quadrante della mammella
    • e al termine del trattamento abbiamo zero enhancement o poco enhancement nella sede della pregressa neoplasia
      • che a questo enhancement si aggiunga la persistenza di un cluster di microcalcificazioni di piccola estensione
        • non è che impatti tanto da un punto di vista clinico
          • comunque sia c’è indicazione ad eseguire un trattamento chirurgico conservativo
      • che queste calcificazioni
        • siano carcinoma duttale in situ
        • o calcificazioni da fibrosi chemio-indotta
        • o sia altro
      • non è così rilevante ai fini della pianificazione chirurgica
    • bisogna valutare sempre quella che è la ricaduta dal punto di vista clinico
  • E’ diverso quando abbiamo un esteso enhacement associato a delle calcificazioni e a un enhancement indicativo per in situ ancora più esteso
    • Al termine del trattamento noi o non vediamo più nulla o vediamo soltanto le calcificazioni
    • oppure vediamo le calcificazioni più enhancement sparso nella sede del letto tumorale,
      • in questi casi è molto più complessa la situazione,
        • se noi diamo l’indicazione alla mastectomia e non c’è più malattia
          • facciamo un over treatment
        • se non diamo indicazione alla mastectomia ma diamo indicazione al trattamento chirurgico conservativo e poi i margini sono presi
          • facciamo un sotto trattamento
  • In assenza di enhancement alla RM
    • ma persistenza di tanti clusters di microcalcificazioni
      • alla mammografia post-trattamento
        • stanno proponendo di fare della VAB,
          • campionando più zone del letto tumorale
            • poi decidere se procedere a chirurgia
              • e a che tipo di chirurgia sulla base di quello che è l’esito delle VAB
  • In questo periodo qui in cui si parla sempre di più di de-escalation del trattamento del tumore della mammella,
    • non soltanto a livello della mammella
      • ma anche a livello dell’ascella
  • Il ruolo dei radiologi sta aumentando sempre più
    • perché se la scelta sarà quella di eseguire delle VAB poi ricadrà sul nostro lavoro
  • Per quello che riguarda la valutazione della risposta tumorale a livello dell’ascella
    • come radiologi non abbiamo una buona performance,
      • la RM non è un esame accurato per valutare la RISPOSTA A LIVELLO ASCELLARE,
        • e lo stesso vale per quelle che sono le metodiche tipo
          • PET,
          • PET-MRI
          • PET-TC
        • non c’è questo guadagno in termini di accuratezza
          • quello che è l’esame che rimane più accurato paradossalmente è il più semplice,
            • l’ecografia
  • Quando si fa chemioterapia neoadiuvante
    • soprattutto se la lesione è singola se sono triplo-negativi se sono HER 2 +,
      • quindi se sono lesioni che rispondono bene alla chemioterapia neoadiuvante,
    • è fondamentale il clipping pretrattamento della lesione
      • di solito o si marcano col carbone
      • o si posizionano delle clip all’interno della lesione
    • per colmare l’inaccuratezza dell’imaging radiologico nella valutazione dell’ascella
      • si sta proponendo il clipping,
        • ovvero la marcatura del linfonodo positivo pre-trattamento
        • e quindi post- trattamento si fa la BIOPSIA DEL LINFONODO SENTINELLA,
        • si va poi ad asportare il/ i linfonodi identificati con il linfonodo sentinella
        • sia il linfonodo che era stato marcato prima del trattamento
        • e questo sembra che aumenti un pochettino l’accuratezza diagnostica nella valutazione della risposta a livello ascellare

  • L’altro grosso capitolo nell’utilizzo della RM è la VALUTAZIONE DELLO STATO PROTESICO
  • la RM non va fatta in tutti i casi in cui si sospetta una rottura protesica
  • la RM è un esame di II livello
  • va eseguita quando c’è un sospetto clinico o radiologico di rottura

  • Quando l’imaging convenzionale non è sufficiente per arrivare a una risposta
  • consigliabile eseguire la RM quando
  • è previsto un intervento di sostituzione delle protesi
    • se le protesi sono danneggiate
  • vi sia un sospetto di siliconoma sempre all’imaging convenzionale
  • Le protesi possono essere posizionate in sede
    • sottomuscolare
      • ad oggi sono quasi tutte sottomuscolari
        • perché dal punto di vista estetico e ricostruttivo consente un risultato migliore
    • sottoghiandolare
    • sottocutaneo
      • in paziente operata di tumore alla mammella

  • Quello che una volta veniva definita ROTTURA INTRACAPSULARE
  • Quando ci sono queste alterazioni nella protesi si crea un BLEEDING DI SILICONE
    • non si vedono dei siliconomi in sede periprotesica
      • ma si possono vedere dei siliconomi in sede linfonodale
        • il silicone migra nei linfonodi
          • in sede ascellare
          • e a livello della catena mammaria interna omolaterale
  • Non c’è nessuna indicazione a non eseguire screening oncologico nelle donne che hanno le protesi per motivi estetici
    • se la mammografia viene eseguita bene non c’è rischio di rottura protesica
    • le donne che hanno protesi estetiche possono sottoporsi tranquillamente allo screening mammografico
    • la RM può essere eseguita con le stesse indicazioni che si hanno per le donne senza protesi

  • L’ultima indicazione alla RM comprende
    • la MAMMELLA SECERNENTE
    • la MALATTIA DI PAGET
      • che nelle linee guida del 2010 era considerata un working progress
        • quindi non è ancora un’indicazione
          • è uno di quegli argomenti da valutare
          • è una di quelle condizioni cliniche in cui la pratica clinica ha superato l’evidenza scientifica
            • nel senso che l’apporto della RM nelle donne con mammella secernente o con la malattia di Paget
              • è talmente alto
                • che si utilizza nella pratica clinica
                  • indipendentemente da quelle che fossero le raccomandazioni
  • In caso di presenza di secrezione sospetta, ematica o limpida come l’acqua,
    • l’esame di secondo livello è ancora rappresentato dalla galattografia,
      • procedura dolorosa e fastidiosa per la Paziente
      • si incannula il dotto dal capezzolo con delle cannule di pochi mm di calibro crescente
        • si inietta del mdc attraverso la cannula
          • e si ha una opacizzazione retrograda dall’albero duttale
            • se ci sono dei difetti di riempimento che possono essere
              • dei papillomi
              • oppure delle lesioni evolutive
                • si vede facendo poi delle radiografie con degli ingrandimenti
  • La RM anziché in negativo vede in positivo
    • vede la vascolarizzazione delle lesioni
      • quindi nelle donne con secrezione sospetta dopo mammografia ed ecografia negativa
        • può essere utile fare la RM
          • può identificare la neoplasia che determina la secrezione
            • fino al 20% dei casi
  • Studi in letteratura dimostrano
    • che la RM ha una buona capacità diagnostica nell’identificare il tumore responsabile della secrezione
      • di solito sono carcinomi in situ in queste donne

  • La Malattia di Paget è una alterazione del complesso areola capezzolo
    • spesso può essere associata a neoplasia distale
      • nel 90% dei casi si tratta di una neoplasia duttale in situ
      • la RM ha una sensibilità maggiore rispetto all’imaging convenzionale
        • nell’identificare quello che può essere il carcinoma in situ a livello ghiandolare associato

  • L’ultima indicazione è la RM come problem solving
    • quei rari casi in cui alla mammografia o all’ecografia c’è un reperto sospetto
      • si fanno più biopsie ma risultano sempre negative, non conclusive
        • la RM in questi casi può dare indicazioni sul tipo di percorso successivo
    • oppure un addensamento clinico
      • molto sospetto con mammografia
      • ed ecografia negativa
      • la RM anche in questo caso può essere dirimente

Reperti aggiuntivi

  • la RM della mammella non vede solo la mammella
  • guardare anche oltre la mammella
    • una alterazione di segnale in corrispondenza di una costa
      • in una donna mutata che aveva avuto il tumore e aveva fatto la mastectomia
        • era una metastasi costale
          • captante alla PET
      • un’altra paziente mutata in abbiamo identificato una massa mediastinica

Il ruolo della diffusione in ambito senologico

  • Prima si dava moltissima importanza al COEFFICIENTE DI DIFFUSIONE APPARENTE
    • oggi questo aspetto quantitativo è stato abbastanza abbandonato dal punto di vista clinico
      • non dal punto di vista della ricerca
      • perché si preferisce dare importanza all’utilizzo della diffusione nell’ambito di una RM multiparametrica
        • non si valuta più soltanto un numero ma si valuta quella che è l’intensità di segnale
    • ad oggi, oltre a standardizzare i protocolli tecnici di modo che gli esami siano fruibili e confrontabili
      • anche se si utilizzano apparecchiature differenti
      • c’è indicazione a considerare non tanto il coefficiente di diffusione apparente
        • quanto piuttosto il diffusion level
          • praticamente una valutazione qualitativa delle immagini con b level differente da 0
            • si va da un diffusion level molto basso a molto alto
              • a seconda di come la lesione è più o meno iperintensa o ipointensa nelle immagini acquisite come b value differente da 0 o alle mappe di ADC
                • si ha una probabilità di avere una lesione più o meno sospetta
  • Una piccola lesione
    • che assume mezzo di contrasto
    • che ha i margini regolari
    • è molto iperintensa nelle immagini pesate con b value diverso da 0
    • e ipointensa nelle mappe di adc
      • avrà un sospetto alto
  • mentre una lesione che alla RM dinamica è
    • più omogenea
    • ha margini più regolari
    • è anche iperintensa ma non troppo alla diffusione
    • iperintensa alle mappe di adc
      • è più verosimilmente benigna
  • Praticamente si sta passando all’utilizzo qualitativo della diffusione
    • all’interno di un protocollo di studio multiparametrico
    • come se fosse un descrittore aggiuntivo
    • non è ancora nel birads ma ci stanno lavorando
    • probabilmente sarà nella prossima edizione del bi-rads

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